Domanda

“Salve. Ho un mutuo a tasso variabile, stipulato nel 2005. Attualmente la rata che devo rimborsare mensilmente è molto bassa, ma volevo sapere se non sia il caso di passare ad un mutuo a tasso fisso, dato che prima o poi i tassi risaliranno e di conseguenza temo di perdere una grande occasione. Conviene passare ora a un tasso fisso. Cordiali saluti”

Risposta

Ci sono alcune premesse da fare, che riguardano la durata del mutuo e lo spread attualmente applicato al mutuo corrente. Bisognerebbe in particolare conoscere la durata del mutuo stipulato nel 2005, per cui consideriamo l’ipotesi più “rischiosa” a fronte di un futuro aumento dei tassi di interesse, ovvero di un mutuo stipulato con durata di 30 anni, e con circa 21 anni di vita residua. Inoltre non è specificato se si tratta di un mutuo indicizzato al tasso euribor o tasso Bce e nel primo caso quale sia il periodo di riferimento (euribor a 1 mese, tre mesi, ecc). Tuttavia è indubbio che i tassi risaliranno, ma è anche vero che per le dichiarazioni dello stesso presidente della Bce per un congruo periodo di tempo (secondo gli esperti non inferiore a un biennio) i tassi resteranno molto bassi. E in ogni caso l’aumento non sarà vertiginoso.

L’altro aspetto da considerare, oggi in modo particolare, è rappresentato invece dallo spread che la banca ha applicato al momento del contratto, e che sarà stato in linea con quelli del periodo, per cui intorno all’1,5%. Proprio questo rappresenta il nocciolo della questione, poiché anche se i tassi sono molto bassi, le banche hanno alzato notevolmente il costo rappresentato dallo spread che nel caso di un mutuo a tasso fisso è ulteriormente più elevato: la media è superiore al 3%.

Questo aspetto dovrebbe già scoraggiare dal prendere ora una decisione di cambio del mutuo perché oltre a rinunciare al risparmio di cui usufruisce con il tasso variabile rispetto ad un tasso fisso, c’è anche il maggior costo legato alla rinuncia di spread che difficilmente si rivedranno sul mercato dei mutui. Per capire l’impatto di questa “rinuncia” al risparmio basta moltiplicare per 24 mesi il costo in più che dovrebbe sostenere già da oggi, mentre si può rimandare tranquillamente questa scelta ai prossimi anni e magari accantonare il surplus risparmiato per poter abbattere una parte del capitale proprio in futuro.