In momenti di crisi si tende a cercare la rata di mutuo più leggera garantita dai tassi variabili. Ma è sempre la migliore scelta e quali sono le principali considerazioni da fare?
Gli errori più gravi che si possono commettere quando si deve scegliere tra un mutuo a tasso fisso e un mutuo a tasso variabile consistono da una parte nel farsi guidare dalla paura che il tasso possa salire eccessivamente e dall’altra dalla tentazione di scegliere la rata che in quello specifico momento è più bassa, senza cercare di valutare anche gli sviluppi futuri.
E’ ovvio che nel momento della scelta iniziale un mutuo a tasso variabile offra sempre la rata più bassa, ma per la situazione specifica del mutuatario potrebbe comunque costituire la scelta meno vantaggiosa, semplicemente perché nel corso del tempo sarà anche quella ipoteticamente meno sostenibile.
Il primo aspetto da considerare è quello della durata del mutuo e poi, a seguire, quello delle dinamiche dei tassi di interesse. Se ad esempio ci si trova di fronte alla possibilità di dover scegliere quasi obbligatoriamente un mutuo della durata di 30 anni, allora con una rata “comoda” da rimborsare (quindi in grado di assorbire gli inevitabili aumenti del tasso variabile), il tasso variabile è quello che, compensando momenti di innalzamento e ribassamento dei tassi, permetterà di ottenere l’esborso complessivamente minore. Questo proprio per effetto del piano di ammortamento che di norma è applicato alla francese e che amplifica l’effetto dei tassi di interesse più bassi all’inizio.
L’ammortamento alla francese funziona in modo tale da far massimizzare alla banca il guadagno nei primi due terzi circa di vita del mutuo. Per cui è anche intuitivo comprendere che se il tasso di interesse applicato nelle fasi iniziali del mutuo, quando cioè praticamente tutto il capitale è da restituire, è più basso (quindi si tratta del tasso variabile rispetto al tasso fisso), si dovrà sostenere un esborso sensibilmente minore rispetto al caso in cui invece si dovesse scegliere fin da subito un tasso più elevato.
Proprio per questo quando si è di fronte alla possibilità di scegliere tra un tasso variabile o un tasso strutturato o con opzione, è meglio optare per quest’ultimo se offre la possibilità di partire con il tasso variabile, per poi poter passare all’eventuale tasso fisso se le circostanze economiche lo esigono o se si verifica una convenienza nei confronti dei tassi proposti (possibile innalzamento del tasso variabile o tasso fisso appetibile). Scelte che dovrebbero essere fatte possibilmente almeno quando è stata superata metà della durata residua (meglio due terzi) del mutuo stesso.