Spread mutui banche: cos’è e come incide sul calcolo della rata

Il termine spread ha un significato univoco, ovvero quello di “differenza”, sia che si tratti di uno spread sui mutui o di uno spread sui Titoli di Stato. La domanda quindi in realtà è: lo spread sui mutui rappresenta una differenza rispetto a cosa? Nel caso particolare dei mutui, o più in generale dei finanziamenti, lo spread rappresenta la differenza tra il tasso finito ed il tasso di riferimento (come l’Euribor, l’Irs, Eurirs, ecc), sia nel caso di un mutuo a tasso variabile che a tasso fisso o misto.

In ogni caso, per non essere tratti in inganno, bisogna riferirsi semplicemente al tasso del mutuo proposto in una promozione, in un preventivo di mutuo o da ultimo in un contratto di mutuo stesso. Si tratta infatti di tutti casi in cui il “tasso di mutuo” al quale ci si riferisce è il tasso finito, quello che verrà pagato dal mutuatario.

Tasso dei mutui: tasso di indicizzazione o di riferimento, più spread

In sostanza la banca costruisce il tasso finito partendo dal tasso di riferimento (ad esempio un euribor a 1 mese, o un Irs a 15 anni, ecc) e aggiungendovi un importo, espresso sempre in percentuale, che costituisce lo spread. Quindi per fare un esempio, se il tasso euribor a 1 mese è pari allo 0,50%, ed una banca propone un tasso finito del 3%, lo spread applicato è pari a 2,5% (ovvero 3 per cento – 0,50 per cento).

Perché bisogna riferirsi allo spread per comparare i mutui più convenienti?

Il tasso di riferimento o di indicizzazione è un dato “oggettivo” ovvero le singole banche non hanno la possibilità di definirlo in modo del tutto arbitrario, e vale per tutti gli Istituti di credito o società finanziarie, in riferimento allo stesso periodo di tempo. C’è poi ovviamente una differenza tra il tasso Bce e quello Euribor o Irs, perché nel primo caso parliamo del “tasso di sconto” o costo del denaro (che deve essere sostenuto dalle banche per “comprare” denaro dalla Banca Centrale Europea). Nessuna banca ha il potere di influenzare il suo valore che viene invece determinato dall’apposito consiglio della Bce in funzione dell’andamento dell’economia e dell’inflazione.

Per tutti gli altri tassi, compreso Euribor e Irs, il tasso è dato invece dalla media degli “scambi” (o acquisti) della liquidità tra le varie banche. Essendo un valore “medio” può essere marginalmente influenzato da un certo numero di banche che hanno un maggiore peso nel settore.

Lo spread invece viene deciso dalla banca autonomamente, dato che costituisce il guadagno per il “servizio” offerto ai mutuatari, che si va ad aggiungere al costo collegato all’approvvigionamento del denaro sul mercato interbancario. Le operazioni di approvvigionamento del denaro agiscono sul suo costo, che si riverbera in modo più o meno indiretto sull’euribor o sull’Irs (per il quale viene effettuata una ulteriore operazione, che rende il costo del denaro più elevato).

Come già detto per questa ragione non si può parlare del tasso di riferimento come un dato perfettamente oggettivo. In ogni caso, anche sulla determinazione dello spread le banche tendono ad allineare la loro offerta, e da ciò dipende un andamento che si muove complessivamente verso l’alto o verso il basso a seconda dei vari periodi.

Quali fattori condizionano il trend dello spread?

Ribadiamo innanzitutto come lo spread rappresenti la “remunerazione” principale della banca per la vendita del prodotto “mutuo”. Più lo spread è elevato maggiore è il guadagno che la banca otterrà nella concessione del finanziamento. Di contro vista la grande concorrenza nel settore, nessuna banca che vuole “guadagnare” con i mutui, offrirebbe tassi con spread “fuori dal mercato” perché eccessivamente elevati.

Quindi uno dei fattori che influenza la salita o la discesa degli spread oggi è il livello di concorrenza: più banche e finanziarie concedono dei mutui e maggiore è la possibilità di trovare tra le varie proposte quella con il tasso finito più basso (anche se non è detto che sarà anche la soluzione ideale). A questo si aggiungono altri due fattori che vanno considerati per il trend dello spread:

  • approvvigionamento della liquidità: le banche per concedere i mutui devono fare “raccolta” e questa avviene tramite i propri clienti (con il risparmio gestito, con i conti deposito, ecc), oppure chiedendo soldi in prestito alla Bce. Se i tassi proposti dalla Bce sono molto bassi, e c’è tanta liquidità in circolazione, allora il costo per approvvigionarsi è altrettanto basso. Più è basso e più lo spread tende a scendere;
  • tassi di default: se il rischio di insolvenza nel rimborso dei mutui è basso, il costo che la banca potrà far pagare ai mutuatari per questa componente tenderà ad abbassarsi (se il tasso è alto lo spread quindi tende a salire).

Quindi riassumendo, per capire se si è vicini a una possibile salita degli spread, bisogna considerare i seguenti 4 aspetti:

  1. i tassi di default (pubblicati anche nei vari rapporti dell’Abi) per la clientela retail e per quella business;
  2. il livello di liquidità in circolazione;
  3. il tasso di sconto del denaro;
  4. la quantità di concorrenza nel settore dei mutui.

Cosa cambia in una stessa banca?

Lo spread può variare anche all’interno della proposta di un istituto di credito in funzione sia della finalità del finanziamento che della tipologia di tasso. Generalmente gli spread sono più contenuti per i mutui di acquisto mentre aumentano per altre finalità come ad esempio la surroga. Discorso simile per la tipologia di tasso, con valori di spread più bassi per i mutui a tasso fisso. Lo spread tende ad aumentare con il tasso variabile ed ancor di più nel caso dei mutui ad opzione.

Per comprendere questo discorso proponiamo l’esempio di Webank in base ai dati forniti dal calcola rata del sito ufficiale inserendo i seguenti dati:

  • importo richiesto: 120000 euro;
  • valore immobile: 200000 euro;
  • piano di ammortamento: 20 anni.

Per quanto riguarda un mutuo di acquisto gli spread applicati al 4 ottobre 2023 saranno:

  • 0,650% per il tasso fisso green (1,250% per la surroga);
  • 1,200% per il variabile green (1,500% per la surroga);
  • 1,750% per quello variabile con opzione green.

(Fonte: sito ufficiale Webank – Data: 4 ottobre 2023)