I mutui di liquidità sono ormai rari e in alcuni casi possono anche essere poco convenienti convenienti. Quali caratteristiche hanno? E quali sono le alternative migliori? Scopri tutto leggendo l’articolo seguente
Il numero delle banche che è disposta a concedere mutui di liquidità è in netto calo, una scelta che va di pari passo con la ridotta capacità di risparmio manifestata, a causa dei momenti di crisi, dai consumatori. Può sembrare un paradosso, ma in realtà le banche ragionano in un modo molto semplice: se non c’è capacità di risparmiare, la persona che ha bisogno di liquidità, potrebbe avere serie difficoltà a rimborsare il debito.
Quindi essendo il rischio più alto rispetto all’erogazione di un mutuo per acquisto (approfondimento: Mutuo acquisto prima casa), si tratta di una operazione che potrebbe rappresentare più problemi che vantaggi di guadagno. Per la stessa ragione, quando i mutui di liquidità vengono erogati, prevedono tassi di interesse a volte anche elevati rispetto a quelli praticati sulle altre tipologie di mutuo, oltre che una percentuale di copertura del valore dell’immobile solitamente non superiore al 40% (ovvero se l’immobile messo in garanzia ha un valore stimato dalla perizia di 100 mila euro, la banca potrebbe erogare una somma pari a 40 mila euro, mentre il valore dell’ipoteca iscritto sarà almeno pari ad 80 mila euro).
Questi sono tutti fattori che vanno attentamente valutati, prima di scegliere questa forma di finanziamento.
Spesso le persone che hanno un immobile e hanno bisogno di elevate somme, pensano al mutuo di liquidità come la soluzione economicamente meno costosa. Tuttavia bisogna considerare:
Una soluzione da vagliare, che potrebbe risultare anche più semplice da ottenere, in quanto non è soggetta a valutazioni di merito (come avviene per i mutui), è la cessione del quinto dello stipendio che riguarda tutti i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato e determinato o la cessione del quinto della pensione, che coinvolge tutti i pensionati appartenenti a qualsiasi categoria (quindi anche ex autonomi).
Spesso questa forma di finanziamento viene considerata troppo onerosa a causa della assicurazione obbligatoria, ma si tratta di un costo che comunque non va a superare quello legato alle spese accessorie per l’accensione del mutuo. Inoltre il calcolo degli interessi avviene su un tasso fisso che può essere anche più basso rispetto a quello dei mutui di liquidità, e in caso di estinzione anticipata le somme legate alla assicurazione vengono recuperate per la parte non goduta mentre per i mutui vanno perse (tranne che per le polizze fidejussorie). La durata massima in entrambi i casi è di 10 anni.
Ciò che può creare qualche problema, per somme particolarmente elevate è la somma che si può ottenere, oppure l’essere un lavoratore autonomo. Ma anche per questi c’è una soluzione che andrebbe quanto meno vagliata, ovvero il prestito personale assistito da cambiali, che può prevedere l’applicazione di tassi di interesse non eccessivamente elevati (anche se quello che conta maggiormente è la forza contrattuale che ha il richiedente il finanziamento).
Si tratta di una soluzione di origine anglosassone che sta facendo la propria comparsa anche in Italia. Chi ha bisogno di liquidità, ma vuole restare ad abitare nella propria abitazione e non vuole questioni legate alla successione, può vendere la propria casa ad una banca, con una formula che sfrutta vincoli molto simili a quelli della nuda proprietà.
In realtà i vincoli sono maggiori perché i contratti non prevedono la possibilità per l’usufruttuario di cederlo a terzi o di dare l’immobile in affitto. La formula più usata prevede l’erogazione delle somme in tranche, oppure sotto forma di una rendita medio-alta, garantita mensilmente al venditore.