Il 9 marzo ha preso il via il piano di quantitative easing, dal cui significato in parte si può comprendere il suo funzionamento, arrivando senza difficoltà a capirne anche l’impatto sia sul piano degli investimenti, che, soprattutto, sul settore dei mutui e dei prestiti.
Si tratta di una manovra di politica economica che porta ad un “alleggerimento” del costo del denaro, tramite l’immissione di una ingente quantità di liquidità in circolazione. Questo porta a svariati effetti che vanno dalla riduzione dei tassi sui mutui, a quelli che gli stati pagano per autofinanziarsi tramite l’emissione di Titoli di Stato. Per quanto riguarda gli effetti sull’economia reale, per questa viene sostenuta o innescata la ripresa tramite una maggiore facilità di trovare i finanziamenti necessari per sostenere da una parte gli investimenti e dall’altra il lato dei consumi.
L’impatto più immediato è stato avvistato proprio sul settore dei mutui, anche se sostenere che la ripresa del settore sia legata soprattutto al quantitative easing non sarebbe corretto, dal momento che un’inversione di tendenza, rispetto alla fase di contrazione registrata negli ultimi anni, si era già invertita dalla primavera del 2014.
Gli effetti più diretti sono comunque: abbassamento dei tassi di interesse sia per il mutuo variabile che il mutuo fisso ed una maggiore predisposizione delle banche a concedere le somme richieste, mediante un ammorbidimento delle credit policy (con un impatto legato anche ai valori attribuiti al credit scoring).
I tassi di interesse indicizzati all’euribor si sono via via ridotti, volgendo addirittura al negativo, con differenti conseguenze a seconda del tipo di modalità collegata al calcolo del tasso di interesse finito (ovvero tasso di interesse più spread). Di contro l’abbassamento dell’euribor, del costo del denaro e del tasso interbancario, con l’aggiunta di un risparmio per i Titoli di Stato, hanno portato a una riduzione dell’Irs – Interest Rate swap), con conseguente diminuzione consequenziale del tasso fisso.
Quindi il costo dei mutui si è ridotto, consigliando caldamente un ritorno alla surrogazione (vedi Miglior mutuo surroga). Per quanto riguarda invece gli aspetti fiscali, per moltissimi mutuatari non ci sono interessi passivi che vanno sprecati, poiché eccedenti la soglia massima di 4 mila euro, potendo così detrarre l’intero importo (sempre con aliquota al 19%) degli interessi passivi pagati nell’arco dell’anno di imposta.