Mutuo 15 anni – Come scegliere il tasso più basso

Coloro che si concentrano soprattutto sull’onerosità del mutuo, non possono non partire dalla considerazione che può essere quantificata in modo più diretto: quella della durata. Sia che si tratti della scelta su un tasso fisso o variabile, misto o con opzione, infatti il fattore tempo produrrà un effetto notevole sull’esborso che si dovrà sostenere al termine del finanziamento. In particolare vediamo se e quanto convenga in più un mutuo a 15 anni rispetto a uno di durata maggiore.

Mutuo a 30 anni e a 15 anni: esempio di calcolo

A volte per pigrizia o per mancanza di tempo, si finisce con il fare dei calcoli approssimativi seguendo però delle procedure sbagliate. Mettersi con carta e penna per calcolare un piano di ammortamento alla francese è un compito gravoso e complicato, e spesso anche un esercizio inutile. Il consiglio che possiamo darvi è quello di utilizzare i tool che troverete anche su questo sito, che sfruttano appositi algoritmi.

Questi programmi infatti possono essere usati anche se non si conosce già il tasso di interesse che sarà applicato, e tanto che venga scelto il tasso fisso o variabile. Le indicazioni che si otterranno per poter scegliere la durata migliore saranno più che sufficienti.

Nel caso specifico, per mettere a confronto un mutuo a 15 anni con uno a 30 anni (quindi esattamente il doppio della durata), scegliamo un importo da richiedere di 100 mila euro, con un tasso del 3%, tanto per la durata di 15 che di 30 anni. La situazione che potremmo avere è la seguente:

  • Mutuo a 15 anni per importo finanziato di 100 mila euro, la rata sarà pari a circa 690 euro al mese. Alla scadenza il monte interessi circa 24.305 euro;
  • Mutuo a 30 anni, per importo sempre di 100 mila euro, la rata sarà di poco superiore a 421 euro. Alla scadenza il monte interessi rimborsato sarà di circa 51.778 euro.

Da questo semplice confronto notiamo subito una cosa: mentre la durata di 30 anni è esattamente il doppio rispetto a quella di 15 anni, se mettiamo a confronto il totale degli interessi pagati questa corrispondenza non si verifica. Infatti con un mutuo di 15 anni, gli interessi pagati saranno meno della metà di quelli che si andrebbero a pagare con uno di 30 anni.

Non solo, se volessimo trovare corrispondenza sull’ammontare degli interessi che verrebbero pagati nel corso di un piano di ammortamento trentennale, ci dovremmo fermare al nono anno per arrivare alla somma di circa 24 mila euro. La situazione, però nella realtà è addirittura meno conveniente, visto che normalmente le banche (tranne qualche eccezione) aumentano il tasso applicato a fronte di mutui con maggiore durata (quindi il tasso finito di un mutuo a 30 anni sarà in partenza maggiore rispetto a uno di 15 anni). Quindi è ovvio che il gap degli interessi cresce in modo molto sensibile.

Conviene ridurre la durata?

L’esempio che abbiamo fatto serve anche per capire quanto costerebbe al mese, dal punto di vista dello sforzo (in funzione del proprio budget) da sostenere per pagare regolarmente le rate. Infatti avremmo una rata di circa 690 euro per un mutuo a 15 anni, e più di 420 euro per uno a 30 anni. Quindi in sintesi, i 270 euro al mese a cui dobbiamo rinunciare per pagare oltre 27 mila euro di interessi, valgono lo sforzo oppure no? Nel fare questa considerazione si dovrà tener conto anche del fatto:

  • che la rata dovrà essere considerata sostenibile non solo ora, ma nell’arco temporale piuttosto lungo, anche in funzione dei programmi lavorativi o di “vita” che si hanno;
  • nel caso in cui si scegliesse un mutuo a tasso variabile, bisogna valutare una flessibilità per i pagamenti pari ad almeno il 30% in più (nell’ipotesi in cui ci dovesse essere un aumento dei tassi di interesse).

Infine c’è un’ultima raccomandazione che possiamo fornirvi a riguardo. Può succedere che una differenza di circa 300 euro della rata sia in partenza troppo elevata. In questi casi si può optare per una durata più lunga, affiancando il mutuo con un piano di accumulo, che abbia l’obiettivo di abbattere il capitale da rimborsare tra il settimo ed il nono anno di vita residua del mutuo stesso.

Durata migliore per i mutui a tasso fisso e variabile

Esiste una regola molto generale che dice che un mutuo a tasso variabile conviene per un piano di ammortamento lungo, perché a causa della ciclicità dei tassi, permetterà di ottenere nel tempo un risparmio maggiore.

Tuttavia bisogna tener presente, nel fare queste considerazioni anche dei fattori contingenti, che sono legati allo stato dei tassi (ad esempio siamo in prossimità di un aumento o di una riduzione dei tassi? si tratta di un periodo inflattivo o deflattivo?). Ad esempio se si ha la possibilità di scegliere un mutuo a 10 o 15 anni. non è detto che si dovrà accantonare l’idea del tasso variabile, perché magari siamo di fronte a una fase di discesa dei tassi, o a una situazione in cui si beneficerà ancora per qualche anno di valori piuttosto bassi.

Ora vista la particolarità di ogni momento, e la specificità delle necessità che ognuno può presentare, fornire uno schema chiaro e adattabile a tutte le situazioni è impossibile. Tuttavia se non ci si può avvalere di un consulente preparato, si possono seguire queste indicazioni, che vanno adattate in modo flessibile alle varie situazioni:

  • preferire i mutui ad opzione partendo con il tasso variabile tranne nel caso in cui ci sia già un aumento dei tassi in corso;
  • per le durate al di sotto dei 15 anni, partire dal vaglio dei mutui a tasso fisso, soprattutto se si è davanti a spinte di aumento;
  • per i mutui a tasso variabile, di fronte ai 30 anni di ammortamento del mutuo, si dovrebbe optare per il variabile puro (no cap), oppure a quelli misti, con scadenze per l’esercizio del passaggio al tasso fisso non superiori a 5 anni;
  • cercare di optare per importi e percentuali di copertura del mutuo che non pregiudichino la possibilità di poter sistemare la situazione “risparmio-convenienza” dei tassi attraverso la surroga (vedi anche Confronto mutui online surroga).