Mutuo 25 anni: conviene davvero allungare la durata?

Quando ci troviamo in ambito economico e finanziario per poter decidere se sia meglio fisso o un variabile, e quale sia la migliore durata di rimborso dobbiamo partire nelle valutazioni con dei calcoli matematici. Infatti le scelte fatte di “cuore” o spinte dalle necessità risolvibili nell’immediato in modo diverso, quasi sempre spingono nel compiere la scelta meno adatta. In particolare, facendo dei semplici calcoli, è abbastanza facile dimostrare che un mutuo a 20 anni costituisce in generale il limite massimo perché l’esborso complessivo di interessi passivi non risulti eccessivamente elevato.

Mentre un mutuo a 30 anni rappresenta sempre, da un punto di vista economico, una scelta sbagliata, perché l’esborso degli interessi che si vanno a sostenere per i 10 anni di “debito in più” sono davvero molto elevati e sproporzionati, cosa possiamo dire allora di una durata di mutuo a 25 anni?

Si può parlare di una scelta salomonica atta a mediare e creare una situazione intermedia di equilibrio tra un mutuo a 20 anni e un mutuo a 30 anni? Vediamo tutto nel particolare.

Quanto costa un mutuo a 20 anni?

Per poter fare dei confronti matematici partiamo dalla necessità di richiedere un mutuo di 100 mila euro. Se volessimo scegliere un piano di rimborso di 20 anni allora avremmo, con un tasso al 4%:

  • importo rata: circa 606 euro;
  • importo totale interessi circa 45.400 euro.

In questo caso dobbiamo aspettare 3 anni per una situazione di quasi pareggio guardando il rapporto tra gli interessi ed il rimborso del capitale all’interno della rata mensile. Se invece il tasso fosse al 6% allora avremmo:

  • rata 716 euro circa;
  • importo totale interessi quasi 72 mila euro.

In questo caso per avere un rapporto paritario tra interessi ed il rimborso del capitale, dobbiamo invece aspettare anni 8. E’ quindi evidente che, soprattutto con tassi di interesse più bassi, un mutuo a 20 anni, fin dai primi anni permette di ottenere una situazione di equilibrio, con un minore impatto degli interessi passivi, vista l’applicazione dell’ammortamento alla francese.

Quanto costa un mutuo a 30 anni?

Riprendiamo lo stesso esempio fatto in precedenza, quindi un importo di mutuo di 100 mila euro e un tasso del 4 e del 6%, solo che questa volta scegliamo di rimborsarlo in 30 anni. Avremo le seguenti situazioni:

  • Tasso al 4%:
  • importo rata: circa 477 euro circa;
  • importo totale interessi circa 71000 euro circa.

Qui la situazione può sembrare migliore rispetto a quella di un mutuo a 20 anni con un tasso al 6%, ma non bisogna trascurare il fatto che una situazione di equilibrio si ottiene solo dopo il tredicesimo anno in poi. Inoltre la rata più bassa di circa 118 euro costa ben 26 mila euro in più di interessi, solo in minima parte recuperati con la detrazione fiscale visto che nei primi anni non si avrà la possibilità di portare la detrazione di buona parte della spesa (vedi anche Detrazione interessi passivi mutuo cointestato). Per quanto riguarda il caso di un tasso al 6% avremo invece:

  • importo rata: circa 600 euro circa;
  • importo totale interessi circa 116 mila euro circa.

Qui una rata equilibrata tra interessi e quota capitale può avvenire solo intorno al diciottesimo anno in poi. E’ chiaro quanto sia grande il peso economico se si ha davanti un tasso abbastanza elevato, con un peggioramento dell’esborso di circa il 70%.

Cosa cambia con una durata di 25 anni?

Andiamo ora a calcolare quale differenza si ottiene rispetto a un mutuo a 20 anni e a 30 anni, se optiamo per uno con durata a 25 anni, prendendo sempre gli stessi dati usati in precedenza.

Tasso 4%:

  • importo rata: circa 528 euro circa;
  • importo totale interessi circa 58 mila euro circa.

Una situazione di equilibrio arriva non prima del settimo anno, e il risparmio sulla rata di poco meno di 80 euro al mese costa, con soli 5 anni in più di ammortamento, 13 mila euro in più rispetto ad un mutuo a 20 anni.

Tasso 6%:

  • importo rata: circa 644 euro circa;
  • importo totale interessi circa 93 mila euro circa.

Per avere un importo degli interessi vicino alla quota capitale dobbiamo attendere i 14 anni di rimborso. Il risparmio sulla rata rispetto ai 20 anni è di circa 70 euro ma comporta un esborso di circa 22 mila in più.

Quando conviene chiedere il mutuo di venticinque anni?

Gli esempi precedenti fanno ben capire che allungare una durata dai 20 anni ai 25 anni non ha molto senso, poiché il risparmio sulla rata è davvero minimo, mentre l’impatto sul piano degli interessi è esponenziale. Quindi se la domanda è “quando convenga” fare questa scelta la risposta è univoca, ovvero: mai!

E’ però vero che quando scegliamo un mutuo, oltre alla convenienza dobbiamo interrogarci anche sulla sostenibilità della rata per tutta la durata del piano di ammortamento. Quindi ognuno dovrà valutare per la propria situazione di quanto sia il vantaggio, sul piano proprio della sostenibilità, che si potrà ottenere allungando la durata di altri 5 anni. In parole semplici, riprendendo l’esempio di un mutuo di 100 mila euro con tasso al 4%, ci dobbiamo domandare se risparmiare fin da subito 80 euro sulla rata da pagare ogni mese vale 13 mila euro di esborso ulteriore a titolo di interessi passivi.

Nel caso l’allungamento della durata del mutuo rappresenti una necessità oppure un obbligo, cosa fare? In questi casi (in cui si dovrebbe anche valutare la possibilità di rimandare l’acquisto della casa dei propri sogni ad un momento più favorevole per la propria situazione economica) allora l’allungamento di soli 5 anni non porta a dei reali vantaggi di sostenibilità. Bisogna essere quindi disposti a pagare a carissimo prezzo una rata più sostenibile spingendo il mutuo fino a 30 anni di rimborso.

Ovviamente nel fare i calcoli sulla sostenibilità bisogna anche tener presenti le differenze tra tasso fisso e tasso variabile, in quanto per il primo è meglio fare qualche sacrificio in più in principio, riducendo la durata ma diminuendo anche l’impatto degli interessi. Mentre per un tasso variabile bisogna puntare più sulla sostenibilità, focalizzandosi sul fatto che le oscillazioni dei tassi in qualche modo ripagheranno, sulle lunghe durate, con dei ribassi che mediamente vanno a compensare l’importo degli interessi stessi.